Ognuno di noi custodisce un segreto
Quale segreto?
Prima di approfondire il significato di questo segreto, ti racconto come lavoro.
Non pensare a “il cassetto dei libri” come alla classica revisione e valutazione tecnica del testo, correzione bozze o coaching motivazionale per scrittori, perché percorreremo una strada diversa.
Secondo la mia esperienza con la scrittura è importante scoprire cosa rappresenta per te il tuo libro e la sua stesura, questo ti permette di fissare una meta, poi durante il viaggio potrai sbagliare strada, perderti e fare numerose soste.
Tutto questo girovagare sarà necessario, ma se hai chiara la nostra meta, prima o poi, arriverai a destinazione.
Cominciamo subito, prova a farti queste domande:
Cosa voglio comunicare davvero con la creazione della mia opera?
Riuscirò ad espormi quando sarà il momento di far leggere il mio libro?
Ti spiego il motivo di queste domande.
La scrittura ci rende vulnerabili
Succede, a volte, che i libri rimangano chiusi dentro i cassetti perché custodiscono un segreto. Forse ti è capitato di pensare: “un giorno lo farò leggere”, “lo devo correggere”, oppure”, “un giorno lo scriverò”, eccetera.
Quando, in realtà, l’unico motivo che tiene il tuo libro nascosto in quel cassetto, o che rimanda la sua stesura, è il segreto che si cela al suo interno.
E questo segreto sei tu, quella parte di te che non tutti conoscono e che, se venisse vista, ti farebbe sentire troppo vulnerabile.
Permettimi di approfondire con una storia, è l’esperienza di molte persone che ho seguito. E te la voglio raccontare con una chiave narrativa un po’ metaforica.
Addentrati insieme a me nel tuo giardino segreto…
Il Segreto
C’è stato un momento della vita in cui per forza maggiore, o anche per istinto di sopravvivenza, ho dovuto sotterrare “il segreto”.
Ho scavato una buca profonda sotto il grande albero maestro del “giardino dell’infanzia” e sono entrata, mi sono coperta pregando che nessuno trovasse “il mio segreto”. E ho mandato nel mondo un involucro, ciò che si aspettavano da me.
Tuttavia, consapevolmente, mi sono fatta una promessa, e cioè che un giorno sarei tornata sotto quell’albero e avrei dissotterrato la mia parte autentica per tornare in superficie ed essere di nuovo me stessa, completa, vera ed integra.
Intanto la vita è trascorsa e sono diventata un involucro adulto, ho fatto esperienze e tutto questo esperire sembrava avere la priorità, insieme a un lavoro che mi permettesse di sopravvivere, e la cura della mia famiglia.
Proiettando l’attenzione solo all’esterno l’involucro è diventato sempre più stretto, spesso, resistente, reale.
Piano piano, giorno dopo giorno, però, qualcosa non andava più bene, ho cominciato a sentire un anelito, un vero e proprio bisogno, e questo bisogno si è trasformato in un quaderno.
Mi sono nascosta in un luogo appartato di casa per scrivere frasi, annotare versi e per osare con brevi racconti e poesie; finché, quel quaderno è diventato un rifugio, qualcosa che assomigliava alla sensazione di tornare integra.
Mi sembrava di tornare in quel giardino d’infanzia, anche se con i punti di vista dell’esperienza.
Sì, quell’esperienza tanto cara, amata e odiata, ma che mi ha permesso di sentirmi un qualcuno con una storia. E con tutte le difficoltà possibili mi sono tenuta stretta all’esperienza, considerandola una prova d’identità, il mio “io sono”, altrimenti cosa potevo mai essere senza un passato?
Ecco che, per non scomparire nel vuoto, ho creduto di essere la strada e non colei che la percorre.
Il tempo è passato, più o meno lungo, e quaderno dopo quaderno qualcosa s’è inceppato, e l’appuntamento con la scrittura è diventato sempre meno piacevole, quasi fastidioso se non addirittura doloroso, alcune volte.
Quella sensazione di casa si è trasformata in una dimora stregata.
Qualche mostriciattolo ha ricominciato a chiamarmi da sotto il letto.
Eppure, pensavo di aver sistemato quel vecchio affare, e invece…
Con la scaltrezza della mente ho evitato tutta questa roba per un po’ di tempo, ma non sono la mia mente, e un bel giorno non sono più riuscita a scappare.
E, finalmente, ho permesso alla scrittura di riportarmi in quel giardino spettrale, e di iniziare a scavare…